martedì 16 settembre 2014

CONCERTO MILLE VOCI ALL'ARENA DI VERONA




“Attimo fermati, sei bello” è questa l’intima esclamazione estatica, rubata al dott. Faust, sgorgata spontaneamente dal cuore di ogni canterino romagnolo, schierato sugli spalti dell’Arena di Verona sabato 13 settembre. I Canterini Romagnoli a Verona vi chiederete, ma in che veste, a che titolo?
Legittimo interrogativo perché pur sapendo quanto siano bravi e conosciuti in Italia e all’estero, accedere da protagonisti al Tempio della Musica Lirica per eccellenza, luogo esclusivo e prestigioso, è pur sempre un avvenimento eccezionale, insperato, che capita, quando capita, una sola volta nella vita. E i Canterini hanno afferrato questa opportunità offerta dall’associazione “Corali del Triveneto” che all’interno del Raduno Triveneto delle Penne Nere 2014 e nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, hanno organizzato un “megacoro” di più di mille coristi: il “Concerto di mille voci”. I canti alpini non fanno parte del “repertorio” canterino, ma con quale impegno e passione i nostri Canterini si sono esercitati nei mesi di luglio-agosto, sotto la guida della prof.ssa Ernestina Argelli, che ringraziano affettuosamente, per prepararsi al meglio al concerto-evento. Che dire di quest’ultimo? Gli occhi e il cuore sono pieni di tanti flash che si rincorrono e si sovrappongono: dall’arrivo in piazza Bra invasa pacificamente dalle Penne Nere che, per le strade, si sono unite a noi nel canto di “Romagna mia” e noi a loro, per contraccambiare, con “Dove sei stato mio bell’alpin”, alla messa solenne celebrata in Arena, alle prove prima del concerto, accompagnati in alcuni brani dalle tre Fanfare Alpine presenti: la Fanfara storica della sezione di Vicenza, la Fanfara degli Alpini della Brigata Tridentina e la Fanfara di Verona. Non ci crederete, ma la scossa che ti dà la fanfara che suona ti entra nel sangue, ci si sente fusi con gli orchestrali e vien voglia di battere i piedi e di gridare, gridare…e abbiamo gridato: PACE, PACE, PACE! Questo è stato infatti il lightmotive, il “fil rouge” della serata, invocato dalle personalità della Verona istituzionale intervenute, dal sindaco Flavio Tosi, dal presidente nazionale degli alpini, dal prefetto di Verona e dai presentatori che, a più riprese, hanno invitato le migliaia di persone che gremivano l’Arena a gridare questo valore unito a quello di SOLIDARIETÀ e MEMORIA. Infatti una staffetta della memoria è partita da Caporetto e attraverso sei tappe è giunta a Verona guidata da due reduci della Seconda Guerra Mondiale accolta, come sanno accogliere gli alpini, nel più fragoroso silenzio. E poi “le mille voci” si sono levate all’unisono nella penombra della sera in un canto lento e appassionato: “La Tradotta”, seguito dal “Testamento del capitano”, dal “Signore delle cime”, dalla “Leggenda del Piave” e da altri brani, con l’accompagnamento delle tre fanfare, per terminare con l’“Inno di Mameli” cantato anche dal pubblico nel magico scenario dell’Arena. I canti degli Alpini hanno un loro andamento melodico particolare, sono sempre struggenti, con le loro armonie e abbattono i muri del cuore e cantarli è un respiro per l’anima. Una somma di emozioni forti dunque, coinvolgenti, che rimarranno sempre nei cuori “canterini” e segneranno anche il loro percorso di crescita, ed un plauso agli Alpini, un corpo che ha vissuto nel passato momenti di eroismo e che oggi, generoso, porta avanti orgogliosamente una forte passione civile e sa irradiare calore, allegria, fratellanza.

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