“Attimo
fermati, sei bello” è questa l’intima esclamazione estatica, rubata al dott.
Faust, sgorgata spontaneamente dal cuore di ogni canterino romagnolo, schierato
sugli spalti dell’Arena di Verona sabato 13 settembre. I Canterini Romagnoli a
Verona vi chiederete, ma in che veste, a che titolo?
Legittimo
interrogativo perché pur sapendo quanto siano bravi e conosciuti in Italia e
all’estero, accedere da protagonisti al Tempio della Musica Lirica per
eccellenza, luogo esclusivo e prestigioso, è pur sempre un avvenimento
eccezionale, insperato, che capita, quando capita, una sola volta nella vita. E
i Canterini hanno afferrato questa opportunità offerta dall’associazione
“Corali del Triveneto” che all’interno del Raduno Triveneto delle Penne Nere
2014 e nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della Grande Guerra,
hanno organizzato un “megacoro” di più di mille coristi: il “Concerto di mille
voci”. I canti alpini non fanno parte del “repertorio” canterino, ma con quale
impegno e passione i nostri Canterini si sono esercitati nei mesi di
luglio-agosto, sotto la guida della prof.ssa Ernestina Argelli, che ringraziano
affettuosamente, per prepararsi al meglio al concerto-evento. Che dire di
quest’ultimo? Gli occhi e il cuore sono pieni di tanti flash che si rincorrono
e si sovrappongono: dall’arrivo in piazza Bra invasa pacificamente dalle Penne
Nere che, per le strade, si sono unite a noi nel canto di “Romagna mia” e noi a
loro, per contraccambiare, con “Dove sei stato mio bell’alpin”, alla messa
solenne celebrata in Arena, alle prove prima del concerto, accompagnati in
alcuni brani dalle tre Fanfare Alpine presenti: la Fanfara storica della sezione
di Vicenza, la Fanfara degli Alpini della Brigata Tridentina e la Fanfara di
Verona. Non ci crederete, ma la scossa che ti dà la fanfara che suona ti entra
nel sangue, ci si sente fusi con gli orchestrali e vien voglia di battere i
piedi e di gridare, gridare…e abbiamo gridato: PACE, PACE, PACE! Questo è stato
infatti il lightmotive, il “fil rouge” della serata, invocato dalle
personalità della Verona istituzionale intervenute, dal sindaco Flavio Tosi, dal
presidente nazionale degli alpini, dal prefetto di Verona e dai presentatori
che, a più riprese, hanno invitato le migliaia di persone che gremivano l’Arena
a gridare questo valore unito a quello di SOLIDARIETÀ e MEMORIA. Infatti una
staffetta della memoria è partita da Caporetto e attraverso sei tappe è giunta
a Verona guidata da due reduci della Seconda Guerra Mondiale accolta, come
sanno accogliere gli alpini, nel più fragoroso silenzio. E poi “le mille voci”
si sono levate all’unisono nella penombra della sera in un canto lento e
appassionato: “La Tradotta”, seguito
dal “Testamento del capitano”, dal “Signore delle cime”, dalla “Leggenda del Piave” e da altri brani,
con l’accompagnamento delle tre fanfare, per terminare con l’“Inno di Mameli” cantato anche dal
pubblico nel magico scenario dell’Arena. I canti degli Alpini hanno un loro
andamento melodico particolare, sono sempre struggenti, con le loro armonie e
abbattono i muri del cuore e cantarli è un respiro per l’anima. Una somma di
emozioni forti dunque, coinvolgenti, che rimarranno sempre nei cuori “canterini”
e segneranno anche il loro percorso di crescita, ed un plauso agli Alpini, un
corpo che ha vissuto nel passato momenti di eroismo e che oggi, generoso, porta
avanti orgogliosamente una forte passione civile e sa irradiare calore,
allegria, fratellanza.